domenica 4 settembre 2011

Doni e regali per carità; per carità? per carità!


Ovvero: per un'etnografia dei regali caritatevoli di ricchi turisti europei a poveri pescatori di un villaggio della costa kenyota.

I regali più belli sono quelli scelti apposta per la persona che li deve ricevere, un regalo casuale, poco ricercato, fa fare brutta figura. Se il regalo rappresenta invece uno slancio benefico o caritatevole non si può andare troppo per il sottile, l'importante è fare del bene.

Ecco, se io sapessi che qualcuno sta venendo a casa mia con il proposito di fare del bene, me la darei a gambe levate, questo è sicuro.

Agli africani, si sa, non e' mai andata troppo bene. Dopo aver conosciuto la violenza dei nostri interessi, hanno imparato a conoscere anche quella, ancor più feroce, delle nostre buone intenzioni.

L'arrivo in un villaggio africano può essere impattante. I bimbi però sono tutti vestiti alla moda: pantaloni stracciati e maglie "out of size". Poi di tanto in tanto salta fuori anche qualche capo fuori stagione; è così che Jeffi arriva al meeting, con una giacca a vento nera che dalle ginocchia lo copre fino alla bocca dove stringe fra i denti l'occhiello di metallo della cerniera che la chiude fin sotto al suo naso che gocciola (dal caldo?).

E così che il mito dell'occidente ricco e paradisiaco si riproduce e si perpetua; attraverso l'arrivo dei sacchi pieni di meraviglie che giungono da un mondo soltanto immaginato.

Jeffi sa che nei sacchi non troverà soltanto vestiti e si introduce in quello più grande, incurante della ressa che i bimbi più grandi stanno creando, esercitando pressione su chi regge i sacchi di merce. Infatti ne riemerge poco dopo con due sacchetti di caramelle mentre un terzo si intravede dalla tasca della giacca a vento. Non si dovrebbero accettare caramelle dagli sconosciuti... E invece per queste ci si azzuffa. Primi due risultati raggiunti: uno a breve termine: zuffa, ed uno a lungo termine: carie (volevamo mica risparimiar loro le dentature perfette scampate ad ogni genere di subalternita'?).

Ora, dotare di vestiti gente che ha difficolta' a procurarseli è un gesto carino, ma non esente dall'interferire con le relazioni di potere. Capita così che la persona prescelta per gestire gli aiuti assuma un'importanza spropositata sia a livello materiale che sociale. Diviene l'interlocutore dei generosi occidentali, il manager della discarica. Quantomeno fino a quando uno spirito cattivo si accorgerà di lui e lo punirà facendolo ammalare... o lo ha già colto?

Poi ci sono le medicine... sacchi interi. Tenendo conto che qui la sanita' e' a pagamento, si tratta di un regalo sicuramente gradito, ma inutile. Non essendoci alcun medico a gestire il dipensario locale, ogni medicina finira' per essere interpretata piu' per il suo valore simbolico, relativo al mondo dal quale proviene, piuttosto che per il suo principio attivo. Da queste parti, tanto per capirci, coloro che sono orientati verso il mondo occidentale si curano con l'aspirina, i filo-arabi con l'acqua di rose, ma solo per potenziare i riti di cura e gli amuleti contro la stregoneria. Non oso immaginare l'impiego di imodium, aulin, antibiotici a largo spettro, antidolorifici, autan e olii solari. Ma c'è di più, la carità delle medicine rischia di far dimenticare la vera causa che genera le malattie, la povertà. Gli agenti patogeni esistono, ma guarda caso si insinuano sempre fra i più miserabili. Sono cattivi? Oppure cattivo è il sistema che genera ingiustizia sociale?

Ed infine il regalo piu' ricercato: le matite. Ogni bimbo ne ha ottenuta almeno una manciata e corre via con i graffi causati da quelle che non e' riuscito ad accaparrarsi. Questo regalo e' il piu' raffinato, frutto di una riflessione profonda. Con una matita si regala l'emblema dello studio e l'emancipazione che si puo' ottenere attraverso quello. Bello. Qui anche le scuole sono a pagamento, dalla secondaria in poi studia solo chi se lo puo' permettere, il regalo suona come un augurio di prosperita'.
Una nota riflessione di Levi-Strauss poneva il seguente quesito: da quando e' stata inventata la scrittura ci sono state societa' in cui le masse abbiano davvero potuto eliminare il divario che le separava dai dominanti oppure e' proprio attraverso la scrittura e la lettura che i dominanti dominano le masse asservendoli ai loro interessi?...

La carità uccide. Sia quando chiede qualcosa in cambio come fanno i missionari, che sulla scorta di retoriche umanistiche, aiutano la gente con il fine di convertirla, sia quando non chiede nulla anzi, ha proprio il proposito di lasciare tutto così com'é. I progetti di aiuto assistenzialistico hanno reso gli africani dipendenti ed incapaci di intraprendere percorsi di emancipazione. I sostenitori di questa teoria ritengono che gli aiuti dovrebbero essere sospesi per permettere lo sviluppo della libera impresa e favorire l'aggancio al libero mercato internazionale, così come ha fatto l'Asia. Meglio essere dipendenti dagli aiuti o dai capricciosi mercati internazionali?

Sa proprio di un nuovo regalo avvelenato...

Per liberare qualcuno bisogna renderlo indipendente, e basta.

Ci hanno fatto credere che la povertà sia una condizione accidentale e sfortunata, insomma capita.
Invece è un prodotto di scelte ed azioni umane che hanno escluso interi gruppi dall'accesso alle risorse basiche.
Povertà e malattia non sono il prodotto di una imposizione diretta, ma di una violenza strutturale, subdola.
Per fare qualcosa bisognerebbe rimuovere le cause della violenza strutturale che striscia nelle pieghe della disuguaglianza sociale.

Quanto ai turisti ed ai viaggiatori armati di buone intenzioni sono sicuro, mettetevi l'animo in pace, qualsiasi cosa si faccia si sbaglia, si può solo scegliere il modo di sbagliare, null'altro... La generosità perpetua lo stato di ineguaglianza esistente. Il circolo è vizioso.

Waka Waka Africa.

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