martedì 6 dicembre 2011

Il re scarlatto

Viorica cammina velocemente per gli stretti vicoli di Bari vecchia. La sua testa è coperta da un leggero velo rosa annodato sotto il mento. In una delle mani, che tiene al caldo nelle tasche di una giacca nera, stringe una piccola icona religiosa. Entra velocemente in una grande basilica dove, tra poco, sarà celebrato un matrimonio. Ma invece di salutare gli sposi e prendere posto nei banchi, costeggia rapidamente la navata sulla destra e scende da una scalinata.

L'atmosfera del piano interrato è diversa, più raccolta, l'aria è resa densa da ceri ed incensi che bruciano intorno all'altare. La cerimonia ortodossa è appena cominciata, durarà ancora almeno un paio d'ore; il sacerdote barbuto officia direttamente sul sepolcro di San Nicola, ricorre il giorno della sua morte.

Le reliquie di San Nicola furono portate a Bari dalla Licia, una regione dell'odierna Turchia, per sottrarle all'invasione dei Mori.

In antichità il santo era noto come portatore di doni prima che la Controriforma imponesse per quel ruolo il solo Bambin Gesù destinando al santo il più modesto compito di proteggere i navigatori.

Nessun dramma, tornerà a prendersi la rivincita un paio di secoli dopo.

Nel frattempo viaggia a lungo. Intagliato nel legno delle polene di imbarcazioni di navigatori calvinisti olandesi (ubriachi), arrivò fin dall'altra parte dell'Atlantico. E' qui che divenne un personaggio e subì varie trasformazioni. Una in particolare. Per il fatto di essere festeggiato a dicembre dalle comunità di migranti, divenne un vero e proprio Uomo di Natale; perlopiù un poveraccio che durante l'inverno vendeva delle cianfrusaglie (tirandole fuori da un sacco malconcio). Usava regalare qualcosa ai bambini, è vero, ma ogni tanto se ne portava via qualcuno particolarmente indisciplinato (sarà stato per vendicarsi del Bambin Gesù?).

Quando torna in Europa è invece subdolamente buono ed è tutto vestito di rosso come un re. (E beve la Coca-Cola, molta Coca-Cola).

Non solo torna, ma decide di ritornare periodicamente, proprio come fanno le divinità.

Ma si tratta di una divinità speciale. La sua credenza divide infatti le generazioni. Gli adulti non ci credono, ma invitano i bambini a farlo e sono pronti a qualsiasi imbroglio pur di raggiungere quello scopo. Ma soltanto fino all'adolescenza, poi il segreto viene rivelato. Per certi versi, non è molto diverso da ciò che accade nelle società segrete africane quando ai giovani adolescenti, nella penombra della capanne iniziatiche appena illuminate dall'incerto fuoco delle torce, viene svelato il segreto stesso della celebrazione del rito ed altri misteri connessi al mondo degli adulti.

Il rito di passaggio serve a far prendere all'iniziato la consapevolezza delle sue responsabilità verso la società.

Conoscendo la vera origine dei doni di Natale ora, l'adulto, ha l'obbligo di entrare nel circuito di reciprocità (dare e prendere doni) e di perpetuare con disinvoltura l'imbroglio nei confronti di coloro che non sono ancora iniziati, facendogli credere che i regali arrivino da un mondo mitico ed anonimo.

In Africa, la forza del rito iniziatico è data anche dall'apparizione scenografica dell'antenato mitico. Solitamente appare rappresentato con un costume di raffia; volteggia mascherato e danza.

Se alla vigilia di Natale sentirete bussare alla porta probabilmente, aprendola, non vedrete torce e personaggi danzanti, ma un membro della famiglia (che farete finta di non riconoscere) che impersonifica un anziano proveniente da un mondo immaginario che vuole conoscere i vostri figli. I suoi abiti e la sua slitta evocano l'inverno (non siamo forse vicini al solstizio?).

Già, ma l'inverno e il freddo non costituiscono un binomio scontato e quegli abiti possono divenire molto scomodi.

Ricordo una calda vigilia di Natale ai tropici, nel parcheggio assolato di un Wal-Mart di Mérida (Yucatán) in cui una decina di sudatissimi poveri diavoli (o poveri cristi, fate voi) erano costretti, probabilmente da condizioni economiche disastrose, a vendere biglietti della lotteria natalizia in abiti invernali, con tanto di stivali, giubba e berretto rossi e barba bianca sintetica (prurigginosa). Vagavano strisciando i piedi, sorridendo in maniera poco credibile ai bambini, per strappare pochi pesos ai loro genitori.

E sono proprio i supermercati ad essere divenuti il suo regno. E' lì che lo vediamo aggirarsi, rosso. Del resto chi più di lui fa circolare le merci e rappresenta la capacità di essere illimitatamente generosi? E come tale è anche divenuto il simbolo del consumismo ed un vero e proprio idolo del mercato.

Babbo Natale è il mercato.

E come è noto il mercato non è buono né giusto, il mercato è spietato.

[Se andate a Bari, non mancate di visitare la Basilica di San Nicola. Se volete assistere ad una liturgia ortodossa, scendete al piano interrato, ma non fatelo durante il matrimonio di un vostro cugino, come ho fatto io, i vostri familiari se la prenderanno veramente a male. Anche quest'anno appenderò fuori dal balcone un bel Babbo Natale, ... per il collo]

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